QR 5 I penitenti

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Descrizione

In ogni parrocchia del mondo cristiano - stiamo parlando del tempo di papa San Gregorio Magno (VI° secolo)- esisteva una o parecchie confraternite. Società di laici, uomini e donne, di cui nessuno era membro di diritto, bensì volontario, disposto a dedicare, senza contare il suo tempo, alla preghiera comunitaria ed alla carità. Confraternite intraprendenti, a volte turbolente, persino frondiste al punto di indisporre i vescovi , come quando nel XVIII secolo alcuni prelati arrivarono a proibirle. Annientate in Francia dalla Rivoluzione, esistono ancora oggi in Italia. Vicino a noi, la città di Nizza ne conta quattro attivissime. Il loro programma a volte è leggibile  sulle pale degli altari delle loro cappelle, in referenza a Mt, 25, 35-37:       
"…Perché ebbi fame e mi deste da mangiare;
 ebbi sete e mi deste da bere;
 fui straniero e mi accoglieste
fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste;
 fui in prigione e veniste a trovarmi"


Molto legate alla vita locale, partecipano alle vicissitudini. Rarefatte e viziate dai periodi di vacche grasse; pesantemente tassate dalle eresie, guerre, carestie e epidemie; rinate, rinvigorite dai periodi di missioni re-evangelizzatrici.

Nel XIII° secolo, con la predicazione nuova dei dominicani e dei francescani, il loro zelo contagioso infervora e riconduce il popolo alla preghiera fervente: prima confrontate all'eresia catara poi valdese, in tempo per affrontare spiritualmente le prove della peste nera, delle guerre. In quel periodo di coabitazione forzata con la morte, l'anima cristiana si commuove all’idea che i morti possono essere lasciati senza preghiera! In modo del tutto naturale, i penitenti accompagnano i morenti, assicurano la sepoltura agli indigenti, pregano per la pace delle anime.

Nel XVI° secolo, la controriforma tridentina e papa San Pio V cambiano le confraternite di penitenti in scuole di spiritualità dedite all'adorazione del Santo Sacramento, la venerazione della Santa Croce e il Rosario, di fronte ai danni provocati dalla riforma protestante e le conseguenti guerre. E questo, giusto in tempo per tenere duro spiritualmente contro il disastro europeo della guerra dei Trent'anni. Secondo le rappresentazioni  delle nostre pitture e dei nostri retabli, i penitenti della valle hanno aderito molto presto alla devozione nuova, all'adorazione del Santo Sacramento, alla venerazione della croce e alla recita del Rosario.

Nel XVIII° secolo, dopo le derive gianseniste e pietiste, la rinascita cattolica è opera dell'episcopato e dei curati. Il clero riceve allora una notevole formazione ed è di buon livello. Il modello del "santo prete" inventato nel XVII° secolo è diventato modello corrente ed già da allora la Valle, la santa valle come si diceva allora, fornisce alla diocesi un grosso contingente di preti, monache e monaci . La chiesa procede a una vera pulizia della vita parrocchiale, in particolare tramite le visite pastorali. Le confraternite si trovano meglio inquadrate, imbrigliate nelle loro velleità d'indipendenza o le loro attività folcloristiche, incoraggiate nella pratica della nuovadevozione. Il loro reclutamento, meno popolare forse, non s’indebolisce.